Bollettino della parrocchia di Collegara-San Damaso Un foglio per in-formare la comunità
Ottobre 2015
Pronti? Via!
L’estate è finita!
Le giornate iniziano ad accorciarsi e appaiono le prime brume autunnali. Ci sono ancora giornate afose, ma i segnali sono chiari: stiamo camminiamo verso l’inverno, la stagione che anticamente faceva chiudere le persone nelle proprie case, rallentava i ritmi del lavoro perché la terra si riposava, le mucche non davano latte, i caseifici quindi non facevano il formaggio… dopo l’aratura e la semina e dopo l’ultimo grande impegno della vendemmia, si iniziava a prepararsi alle lunghe sere invernali, si sistemavano cantine e magazzini con i cibi per l’inverno, conserve e marmellate che portavano sulla tavola la frutta e le verdure dell’estate finita.
Queste immagini bucoliche però fanno parte del passato, un passato che anche noi ultracinquantenni stentiamo a ricordare. Per noi è con l’autunno che riprende il lavoro, ricominciano gli impegni di qualsiasi genere: professionale, sportivo, di studio…
Insomma l’estate è la piacevole pausa delle vacanze, più o meno lunghe, della libertà, del beach volley, del sole. È una pausa, un tempo diverso, uno spazio di libertà, ma la vita vera, la routine nella quale ci riconosciamo e in cui investiamo la maggior parte delle nostre energie inizia ora, con l’autunno.
È l’inizio dell’anno scolastico, dei campionati sportivi, dei reality e di vari programmi televisivi. In mezzo a tutto questo riprende anche il nostro anno pastorale.
Un anno che il Papa ha voluto dedicare alla Misericordia di Dio, quindi un anno di accoglienza, di perdono, di esperienze di comunione e condivisione. Un anno speciale che ci aiuti a convertire il nostro cuore, la nostra mente, la nostra vita.
Per essere speciale un anno deve essere diverso dagli altri, quindi anche noi faremo le cose in modo un po’ diverso. Non di più, non con maggior impegno e con ulteriori richieste, ma con un’attenzione tutta particolare a renderle esperienze di accoglienza e di comunione, di vera conversione.
Tutti abbiamo bisogno di conversione, tutti dovremmo chiederci: cosa accade tra Dio e noi, uomini e donne che vivono agli inizi del XXI secolo? Quali cammini imbocca Dio per raggiungerci e farci nascere alla sua vita? Quale invito fa alla sua Chiesa, per modificare la modalità tradizionale di credere e permettere un incontro autentico con lui?
Per questo abbiamo pensato di lavorare un po’ meno ma più insieme.
Insieme come adulti, insieme genitori e figli, insieme come persone diverse, con cammini diversi, ma appartenenti all’unica comunità umana e cristiana che vive nel territorio di Collegara-San Damaso.
Insieme vogliamo vivere l’Eucaristia, l’esperienza della misericordia, l’accoglienza e la carità, la festa…
Cambiando il nostro modo di essere comunità si cambia anche il nostro modo di trasmettere e testimoniare la fede e, forse, non ci sarà più bisogno di ‘lezioni’ che ci insegnino come si fa la prima comunione, ma soltanto di momenti di condivisione che fanno sperimentare l’essere in comunione.
Come sarà tutto questo?
Bellissimo, naturalmente! Soprattutto se ciascuno metterà qualcosa di suo.
Vi aspettiamo tutti: genitori dei bimbi di terza elementare, genitori di quarta, quinta, prima, seconda e terza media, insieme ai vostri figli e a tutti gli altri adulti che frequentano la nostra comunità, per iniziare il cammino di quest’anno.
Domenica 4 ottobre 2015, ore 9:30/9:45 davanti alla chiesa.
Coordinatori della catechesi, don Domenico
Preghiera dell’autunno
Signore, nostro Padre,
ti preghiamo perché noi e tutti gli uomini sappiamo riconoscere che tutto viene da te, e che ogni frutto della terra è un tuo dono.
Ti preghiamo anche perché quelli che lavorano sappiano condividere il frutto della loro fatica e nessuno tra di noi sia bisognoso.
Ti chiediamo che i colori dell’autunno e la varietà dei frutti della terra ci aiutino a scoprire la bellezza e la bontà della creazione che tu ci hai affidato.
In questi giorni in cui
inizia l’autunno,
ci è molto facile ricordare che con il passare dei giorni il nostro essere esteriore declina e invecchia,
sappiamo però che il nostro essere interiore può dare ancora molti frutti:
fa’ che abbiamo sentimenti di compassione verso tutti e che scopriamo il limite e la dignità della nostra condizione umana, nell’attesa e nella speranza della tua venuta.
Tu che vivi e regni ora e nei secoli dei secoli.
Amen.
Sintesi della lettera del papa sul Giubileo della Misericordia
Al Venerato Fratello
Mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
La vicinanza del Giubileo Straordinario della Misericordia mi permette di focalizzare alcuni punti sui quali ritengo importante intervenire per consentire che la celebrazione dell’Anno Santo sia per tutti i credenti un vero momento di incontro con la misericordia di Dio. È mio desiderio, infatti, che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace.
Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fedeli che nelle singole Diocesi, o come pellegrini a Roma, vivranno la grazia del Giubileo. Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione.
È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.
…
Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’impegno a vivere della misericordia per ottenere la grazia del perdono completo ed esaustivo per la forza dell’amore del Padre che nessuno esclude. Si tratterà pertanto di un’indulgenza giubilare piena, frutto dell’evento stesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranza e carità.
…
Confidando nell’intercessione della Madre della Misericordia, affido alla sua protezione la preparazione di questo Giubileo Straordinario.
Dal Vaticano, 1 settembre 2015
Francesco
Al termine di una conferenza intitolata “Cibo e sapienza del vivere” Enzo Bianchi consegna alcune indicazioni perché il cibo diventi per noi esperienza d’amore e insegnamento. L’Expo ha aperto un orizzonte sul quale dovremmo continuare a riflettere insieme.
I nove comandamenti “eucaristici”
Quotidianamente abbiamo fame e sete, e per questo mangiamo e beviamo: ma sappiamo trarre insegnamento da queste pulsioni che ci abitano? Fame e sete dovrebbero insegnarci, fornirci sapienza, indicarci alcune realtà necessarie per vivere la nostra vita come cammino che ci umanizzi sempre di più. Fame e sete ci fanno sentire la nostra condizione animale: sulla terra siamo una grande comunità che mangia e beve, e per questo vive. Dunque il pianeta, con le sue risorse, è una tavola imbandita per tutti.
Ma ascoltando fame e sete, come ognuno di noi si deve relazionare nei confronti del cibo? A conclusione di questa mia riflessione, vorrei indicare nove “comandamenti”, nove parole, nove urgenze eucaristiche, nel senso che trovano ispirazione nell’eucaristia, nel rendere grazie (eucharisteîn) a Dio, alla terra nostra madre, a tutte le creature e ai nostri fratelli e sorelle in umanità. Il modo di vivere l’azione del mangiare, lo stile del mangiare sono importanti quanto il cibo: non si vive di solo cibo, ma anche di ciò che il pane rappresenta e delle diverse mani che l’hanno preparato, confezionato. Il cibo è segno di comunione, trasfigurazione, semplicità e complessità, lavoro e arte. E soprattutto, è segno di amore.
Essere consapevoli di ciò che si mangia
Stupirsi e meravigliarsi sempre
Avere rispetto per il cibo
Al riguardo non si può evitare il lamento, in particolare da parte di chi, come me, dopo la guerra ha conosciuto tempi di penuria, scarsità di pane, ed era indotto dall’educazione ricevuta a venerare soprattutto il pane. Si prestava attenzione a che non cadesse per terra e, se succedeva, ci si faceva il segno della croce; non lo si metteva mai in tavola collocandolo in modo non nobile!
Rispetto per il cibo significa non avanzarne per capriccio o non lasciarne nel piatto, quasi per celebrare l’abbondanza o ostentare la ricchezza. Gli scarti, i cibi che finiscono tra i rifiuti sono una vergogna di tutto l’emisfero nord del pianeta: ciò che si butta basterebbe a sfamare quel miliardo di persone che soffrono fame e miseria. Rispetto per il pane significa dunque lotta contro lo spreco, volontà di utilizzare gli avanzi e, con ulteriori trasformazioni, renderli dei cibi che stupiscono e rallegrano.
Benedire e rendere grazie
Abitare la tavola, cioè esserci con tutta la propria persona, con il corpo ma anche con lo spirito.
Gustare con tutti i sensi
Mangiare con lentezza
Condividere il cibo
Appuntamenti
Sabato
26 settembre
Convegno catechisti
“Si sentirono trafiggere il cuore”
(At 2,37)
Per un Vangelo del Secondo Annuncio nei passaggi di vita e di fede degli adulti.
Con
don Gianattilio Bonifacio
Biblista della Diocesi di Verona
Domenica
27 settembre
Ore 18:00
in Duomo
Ordinazione presbiterale